Segnalo a tutt* l'esistenza di un corso online libero e gratuito tenuto dalla Professoressa Giuliana Giusti tramite l'Università di Venezia che avrò inizio il 30 Novembre con scadenza a metà gennaio.
Riporto di seguito gli obiettivi del corso:
il corso si prefigge di sviluppare la riflessione consapevole sulla relazione tra lingua e identità con riferimento al genere. Le ricadute pratiche riguardano la capacità di applicare le conoscenze per mettere in atto strategie comunicative che facciano emergere la presenza delle donne in tutti gli ambiti dell'interazione sociale e del discorso culturale. Ciascuna unità didattica tratterà un aspetto importante dell'interazione tra lingua e società con riferimento al genere. L'intento è di sollevare questioni non ancora completamente affrontate in Italia e allo stesso tempo offrire una competenza linguistica di base per affrontare temi che sono spesso oggetto di discussione in ambito sociologico, psicologico, o politico. Nella prima settimana affronteremo innanzitutto l'interazione strettamente intrecciata tra natura biologica e natura culturale sia del linguaggio sia del genere. Nella seconda settimana vedremo più da vicino alcuni aspetti formali e sociali del linguaggio che interagiscono nella costruzione di identità culturale. Nella terza settimana vedremo come nelle questioni linguistiche la forma ha una ricaduta diretta nel significato e come questa stretta corrispondenza si riverbera nella possibilità di far emergere la presenza delle donne nel discorso culturale. La quarta settimana si sofferma ad analizzare questioni pratiche di "grammatica di genere”, proponendo soluzioni, risolvendo incertezze linguistiche e motivando forme consigliate e sconsigliate. Nella quinta settimana parleremo di nomi comuni e nomi propri, della trasmissione del cognome, e dell'attribuzione dei nomi ai luoghi delle città.
E' richiesta una semplice iscrizione al sito dell'università.
Lascio il link per chiunque sia interessat*
http://ok.unive.it/course/view.php?id=13
giovedì 19 novembre 2015
lunedì 9 novembre 2015
4/11/2015
Alla Assessora alle Pari Opportunità al Comune di Pisa
Dott.ssa Maria Luisa Chiofalo
Vorremmo che la carta di identità cartacea fosse declinata anche al femminile, in tutte le sue parti.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------
8/11/2015
Gentili,
Intendo sostenere l'iniziativa
nell'ambito del percorso già intrapreso e messo in atto con progressive
azioni di miglioramento presso l'Amministrazione Comunale che
rappresento, a seguito dell'adozione della Delibera di G.C. n. 115 del
23/7/2013 per l'uso del linguaggio di genere negli atti amministrativi e
relative azioni di formazione interna del Personale (come da Resoconto
del Programma di Mandato), oltre che in attuazione delle azioni
previste dal Programma di Mandato in tema di Politiche di Pari
Opportunità.
Ho inoltrato la vostra istanza
all'Ufficio del Comune di Pisa competente in materia, chiedendo
cortesemente un approfondimento del contesto normativo e di competenze, e
una valutazione tecnica sugli spazi e opportunità di iniziativa che
l'Amministrazione Comunale potrebbe intraprendere per un'azione più
efficace ed efficiente al riguardo.
Vi
propongo di tenerci reciprocamente informate sui progressi del lavoro
svolto secondo le rispettive funzioni e competenze, valutando e
condividendo progressivamente le azioni opportune.
Nel
ringraziarvi per l'iniziativa utilmente e opportunamente intrapresa a
vantaggio della comunità tutta, e per la forma attraverso la quale avete
scelto di condividere la strada da percorrere insieme, colgo
l'occasione per inviare un cordiale saluto
Maria Luisa Chiofalo
Assessora del Comune di Pisa
Politiche
educative e scolastiche-Promozione delle Tecnologie per la
Formazione-Educazione alle Scienze-Pari Opportunità-Città dei Valori,
Memoria, e Cultura della Legalità-Iniziative di contrasto alla
corruzione nelle Pubbliche Amministrazioni e attuazione della Carta di
Pisa
martedì 27 ottobre 2015
mercoledì 14 ottobre 2015
14/10/2015
Al Presidente della SOCREM di Pisa Adolfo Braccini
Gentile Presidente siamo il gruppo di donne “Il sessismo nei linguaggi” di Pisa.Una delle nostre attività è
quella di segnalare i casi in cui non viene rispettato nel linguaggio la differenza di genere.
Le segnaliamo che sia la tessera associativa che lo statuto della Socrem sembrano rivolgersi solo ai soci
uomini.
Abbiamo oltretutto rilevato dalle vostre pubblicazioni che noi donne a Pisa siamo la maggioranza delle
persone iscritte all'associazione da lei presieduta.
Le chiediamo quindi, analogamente a quanto già fatto da altre associazioni ed enti, di modificare la
scritta SOCIO n°xxx sulla vostra tessera con la scritta TESSERA ASSOCIATIVA n°xxx.
Le chiediamo inoltre un suo impegno a modificare anche lo statuto nei modi e nei tempi previsti dalla
SOCREM.
Gradiremo una sua risposta qualsiasi siano le sue decisioni.
Cordiali saluti il gruppo “ il sessismo nei linguaggi”
Pisa 5 ottobre 2015
----------------------------------------------------------------------------------------------------------
Al Presidente della SOCREM di Pisa Adolfo Braccini
Gentile Presidente siamo il gruppo di donne “Il sessismo nei linguaggi” di Pisa.Una delle nostre attività è
quella di segnalare i casi in cui non viene rispettato nel linguaggio la differenza di genere.
Le segnaliamo che sia la tessera associativa che lo statuto della Socrem sembrano rivolgersi solo ai soci
uomini.
Abbiamo oltretutto rilevato dalle vostre pubblicazioni che noi donne a Pisa siamo la maggioranza delle
persone iscritte all'associazione da lei presieduta.
Le chiediamo quindi, analogamente a quanto già fatto da altre associazioni ed enti, di modificare la
scritta SOCIO n°xxx sulla vostra tessera con la scritta TESSERA ASSOCIATIVA n°xxx.
Le chiediamo inoltre un suo impegno a modificare anche lo statuto nei modi e nei tempi previsti dalla
SOCREM.
Gradiremo una sua risposta qualsiasi siano le sue decisioni.
Cordiali saluti il gruppo “ il sessismo nei linguaggi”
Pisa 5 ottobre 2015
----------------------------------------------------------------------------------------------------------
domenica 4 ottobre 2015
Segnalazione al Comune di Pisa
Salve a tutte le lettrici e a tutti i lettori,
una nostra amica ci ha segnalati un'incongruenza tra lo Statuto del Comune di Pisa, riguardo la parità di genere, e la carta d'identità rilasciata dallo stesso. Nella foto è chiara la discrepanza tra l'incarico istituzionale e la firma.
Abbiamo così deciso di segnalare a nostra volta l'incongruenza al Sindaco di Pisa.
Continuiamo ad invitarvi a mandare le vostre segnalazioni all'indirzzo: ilsessismoneilinguaggi@gmail.com
venerdì 2 ottobre 2015
martedì 15 settembre 2015
Sessismo a zonzo
Vi proponiamo una serie di foto che testimoniano come il sessismo abbia invaso ogni forma di comunicazione. Le foto sono segnalazioni di donne sia interne che esterne al gruppo, vi invitiamo ad inviarci le vostre.
Se invece il caffè non piace ad una donna le tocca berlo tutto e pagarlo.
No comment
In un mondo dove non esiste il genere femminile.
Dio è sicuramente un maschio, io l'ho visto...........
Salta fila ad Orly, Parigi.
sabato 4 luglio 2015
Proverbi Misogeni
A chi prende moglie gli ci
vogliono due cervelli.
Bacco, Tabacco e Venere,
riducon l'uomo in cenere.
Chi dice donna, dice danno.
Da curati, compari e cognati tieni lontana tua moglie perché
son malfidati.
Donna al volante, pericolo costante.
Donna che piange, cavallo che suda, sono più falsi di Giuda.
Donna nana, tutta tana.
Donne e uomini gelosi son troppo pericolosi.
La donna è mobile, l'uomo è falegname.
La donna ne sa più del diavolo.
La donna, prima tutto miele, poi tutto fiele.
Nel pollaio non c'è pace se
canta la gallina e il gallo tace.
Donne e motori gioie e
dolori.
Donna danno,sposa spesa,
moglie maglio.
Fischio di donna pianto di
madonna.
Dissimetrie Grammaticali
ARTICOLO E PREPOSIZIONE
ARTICOLATA
Davanti
ai cognomi sia di donne che di uomini non si mette né l’articolo né la
preposizione articolata.
Es.
NO La Boldrini e Mattarella
NO Boldrini e il Mattarella
SI Boldini e Mattarella
Nota
se è proprio importante comunicare che la persona in causa è una donna
si può usare il nome proprio o indicarne la professione:la giornalista, la
presidente ecc ecc
GERARCHIE, PRECEDENZE
NON
scrivere sempre uomini e donne, maschile e femminile, bambini e bambine, padri
e madri ecc.ecc
NON
mettere sempre al primo posto il maschile e al secondo il femminile quasi ad
indicare una gerarchia di valori. Alternare un po’ prima un genere un po’
l’altro.
Nota In molte culture già lo fanno.
MASCHILE COME FALSO NEUTRO
NON
indicare al maschile un gruppo misto di donne e uomini
Es
NO Benvenuti, Bambini, Cittadini,Lavoratori,Consumatori ecc.ecc
Nota:Il maschile non è un neutro
comprensivo dei due generi. Se al plurale è politicamente scorretto al
singolare è scorretto anche grammaticalmente. Scrivere socio, di una donna è un
errore grammaticale.
I MESTIERI LE
PROFESSIONI
Maestra e Maestro
Ministra e Ministro
Avvocata e Avvocato
Assessora e Assessore
Sindaca e Sindaco
Nota: il suono non ci piace?
L’importante è che ci piaccia il principio. Abbiamo imparato a pronunciare
tante parole dal suono difficilissimo non appartenenti alla nostra lingua: Ci
abitueremo a pronunciare queste parole che della nostra lingua fanno parte.
sabato 6 giugno 2015
Modifichiamo la parola alle istituzioni
Vi presentiamo un modulo da compilare stilato dall'Autorità regionale di garanzia e promozione della partecipazione. L'immagine che vi mostriamo è una copia digitale modificata con le nostre correzioni.
Vorremmo notaste l'incostanza del richiamo agli oggetti del testo: i cittadini e le cittadine. Un altro errore è l'inutilizzo del barra che cita entrambi i generi "impegnato/a", semplice come soluzione ma efficace.
Sono troppo occupate con le faccende domestiche per poter avere tempo di studiare queste donne!
Noi allerteremo immediatamente l'ente responsabile di questo modulo compilativo ed esortiamo voi a fare lo stesso e ad inviarci le vostre segnalazioni, molte piccole battaglie sono state vinte e non inizieremo adesso a perdere!
Il sessismo nei linguaggi
Vorremmo notaste l'incostanza del richiamo agli oggetti del testo: i cittadini e le cittadine. Un altro errore è l'inutilizzo del barra che cita entrambi i generi "impegnato/a", semplice come soluzione ma efficace.
Ingrandendo la parte centrale, l'occhio ci cade immediatamente sulla totale assenza del genere femminile nel campo dei mestieri e delle competenze lavorative, tranne esclusivamente per una sola categoria: "casalinga/o", sulla quale intervengono anteponendo il sesso femminile [a] al sesso maschile [o], solo stavolta vi è quindi una compresenza di sessi.
Non so qual è la vostra reazione in questo momento, ma a noi è venuto da ridere e rabbrividire nello stesso momento. E' agghiacciante quanto sia radicata l'immagine maschile all'uomo in carriera, potente, ricco o con un titolo istituzionale, con un impiego pubblico, privato, o precario, disoccupato,
agricoltore ect; le donne vengono relegate al solo ed unico ruolo di casalinga, nemmeno la classifica di "studentessa" viene a lei concessa.Sono troppo occupate con le faccende domestiche per poter avere tempo di studiare queste donne!
Noi allerteremo immediatamente l'ente responsabile di questo modulo compilativo ed esortiamo voi a fare lo stesso e ad inviarci le vostre segnalazioni, molte piccole battaglie sono state vinte e non inizieremo adesso a perdere!
Il sessismo nei linguaggi
martedì 2 giugno 2015
Ho il piacere di comunicarvi che la nostra segnalazione alla sezione "anagrafe e toponomastica" del Comune di Pisa è stata accolta. Le modifiche apportate adesso riportano le competenze lavorative sia al maschile che al femminile.
Vi invitiamo a segnalare simili discriminazioni di genere a chi di competenza. Questa è la prova che ogni battaglia può essere vinta, a partire da quella più piccola e la nostra è una grande lotta.
domenica 10 maggio 2015
Il gruppo “il sessismo nei linguaggi” si trasforma
Il
gruppo “Il sessismo nei linguaggi” è
nato nel 2008 presso la Casa della Donna di Pisa. Lo scopo del gruppo era ed è
quello di studiare, denunciare, trasformare dove possibile l’uso sessista delle
immagini e della lingua italiana.
Il gruppo costituito solo da donne ha
al proprio attivo:
--Un
blog con lo stesso nome del gruppo in cui negli anni sono state raccolte molte
immagini, documenti, proposte…. Il blog è molto visitato per tesi, curiosità,
aggiornamenti….Vale la pena arricchirlo e tenerlo aggiornato.
--Una
mostra fotografica formata da sei cartelloni plastificati dedicati a vari
argomenti (i media, la pubblicità, i buoni esempi…) mostra a disposizione gratuitamente
di chi ne fa richiesta. Usabile anche un pannello per volta.
--Un
convegno tenuto alla Casa della Donna con la linguista Giuliana Giusti.(vedi
blog)
--Interventi
sul territorio.
--Contatti
con donne e gruppi che portano avanti la stessa problematica.
Per
anni il tema del sessismo nei linguaggi è stato pochissimo trattato ma ora è
esploso e sarà bene continuare a dare il nostro contributo.
Ora però il gruppo ha assolutamente bisogno di rinforzi.
-Per
far parte del gruppo non è necessario vivere a Pisa né partecipare a molte
riunioni. Ora si può lavorare anche dalle nostre case.
-Per
ora la proposta che vi facciamo è: Aprire il nostro blog, leggere il primo e
unico documento programmatico, guardarne le diverse Etichette e Voci in modo da
capirne lo spirito.
-Chi
è interessata e possiede un computer e possibilmente uno scanner può fare foto,
scannerizzare moduli, pubblicità, registrare interventi e spedire il tutto alla
nostra posta. Noi metteremo il tutto nel blog. Ma potete anche proporre
interventi, partecipare a convegni e iniziative di cui magari faremo girare le
informazioni.
-Abbiamo
delle donne interessate a collaborare a distanza sia a Pisa che a Roma e in
altre città.
Se
ci mandate i vostri indirizzi mail vi contattiamo e magari una volta prima
della pausa estiva 2015 proviamo ad incontrarci
Per
contatti : ilsessismoneilinguaggi@gmail.com
Pisa
maggio 2015
Segnalazione Anagrafe e Toponomastica - Comune di Pisa
Abbiamo scritto al comune di Pisa per segnalare un'incongruenza tra il loro Statuto e le cariche di donne denominate al maschile. Ecco la prova:
Ecco la nostra mail e la loro risposta:
Speriamo in un loro effettivo intervento al più presto.
Segnalate anche voi !
Ecco la nostra mail e la loro risposta:
Speriamo in un loro effettivo intervento al più presto.
Segnalate anche voi !
lunedì 4 maggio 2015
Interazioni in sala parto. Le parole della medicalizzazione
Quali sono le parole usate da medici e infermieri quando una donna è sdraiata sul lettino di un reparto di maternità? Ecco come il linguaggio medico-ospedaliero contribuisce alla costruzione sociale del corpo femminiledi Lia Lombardi
Come numerosi studi dimostrano, il linguaggio è molto più che uno scambio di informazioni. Esso compie un ‘lavoro’: due persone che parlano, inviano e ricevono messaggi e nello stesso tempo compiono un'azione sociale. Il risultato più importante di questi studi è che nel linguaggio permangono modelli ricorrenti di comportamento. L'analisi delle conversazioni della vita quotidiana ne evidenzia la somiglianza strutturale.
I contributi che hanno animato la sessione numero sei del convegnoGenere e Linguaggio[1] hanno fatto riferimento a questa nozione, soffermandosi, in particolare, sul potere performativo del linguaggio riferito ai generi[2], sui processi di stigmatizzazione e di costruzione delle identità di genere, sulla costruzione del linguaggio di genere nei media[3] e nell’informazione on-line[4]. Un ulteriore contributo sottolinea gli aspetti linguistici che designano e categorizzano le identità di genere, all’interno dei processi di medicalizzazione.
Le riflessioni che seguono sintetizzano alcuni dei punti emersi nel dibattito, soffermandosi sul potere perfomativo del linguaggio medico rispetto alla rappresentazione e alla costruzione sociale e culturale dei generi, con riferimento a contesti medico-istituzionali con forte connotazione di genere, come le sale parto.
Linguaggio, potere e differenze di genere
Gli studi su genere e linguaggio sono ormai numerosi e diversi tra loro: si estendono dall'analisi dei turni di parola nelle interazioni uomo-donna, a ricerche di tipo etnometodologico in cui si analizza la costruzione sociale del genere femminile. Questo mostra come le differenze di linguaggio siano connesse alla realtà strutturale definita dal dominio maschile e costruita nelle strutture economiche, familiari, politiche e legislative della società.
All'interno di questi studi un filone di ricerca si è sviluppato nei contesti medico-clinici da parte di studiose femministe che hanno interpretato nella interazione uomo-medico/donna-paziente la rappresentazione del potere e dell'ordine sociale.
Dietro i giudizi sullo stato di salute dei pazienti e le prescrizioni che i medici danno loro, c'è un sistema di credenze, di valori, di conoscenze più ampio in cui i medici collocano le informazioni sanitarie. Se la paziente è donna questi aspetti sociali giocano nell'interazione almeno a due livelli: da una parte i giudizi del medico sono spesso determinati dalle definizioni dei ruoli 'appropriati' per le donne nella società; dall'altra parte le donne, abituate nella vita quotidiana a comportarsi in modo dipendente e subordinato, si trovano spesso a 'colludere' con l'autorità medica, assumendo una posizione di 'doppia subordinazione' (come donna e come paziente). Questo campo della pratica medica è rivelativo dei meccanismi di potere, impliciti nell'interazione medico-paziente, in cui s'incontrano due direttrici: una determinata dalla potenza simbolica e sociale del controllo della salute e del corpo femminile, l'altra influenzata dalla cultura delle pratiche mediche come insieme oggettivo, asettico e autofondante.
Pertanto, il contesto ostetrico-ginecologico è quello del potere-sapere entro cui donna e medico si confrontano e che non riguarda solo la loro interazione faccia a faccia, bensì lo sfondo storico e sociale che tale incontro possiede: si tratta di un potere-sapere che permette al medico di definire la situazione in cui avviene l'interazione della visita ostetrico-ginecologica.
Interazioni in sala parto
Il contesto di un 'ospedale di maternità' è certamente diverso da altri, ma stabilisce a priori la cornice dentro cui si svolge la relazione medico-paziente, sottolineando il comportamento di chi ha il potere di definirla[5]. La donna che partorisce in ospedale sta all'interno di una comunicazione di tipo disconfermante, e questo significa che:
- lo scambio comunicativo (verbale e non verbale) avviene prevalentemente tra il personale, come se la partoriente non ci fosse: parlano di lei, in sua presenza, usando la terza persona e il verbo volto al passivo per indicare operazioni medico-cliniche che devono eseguire sul suo corpo. Abitualmente non si assumono le informazioni sull'andamento del parto dalla stessa donna ma dalla cartella clinica o da altri operatori;
- alle donne vengono date informazioni, consigli e rassicurazioni sbrigative e falsamente tranquillizzanti che non le rendono partecipi di quanto accade. Questo tipo di comunicazione produce una infantilizzazione della donna, verso cui si adotta lo stesso meccanismo che, erroneamente, si adopera con i bambini, dei quali spesso si parla senza rivolgersi direttamente a loro e coniugando il verbo alla terza persona. Gli effetti di questo processo di infantilizzazione portano alla spersonalizzazione e oggettivazione della donna partoriente, il cui corpo può così essere considerato e manipolato come un 'oggetto di lavoro'.
L'ospedale è 'territorio' del personale sanitario e non della donna che partorisce, infatti lo scambio di parole, di sguardi e di gesti avviene in grande prevalenza tra gli operatori. Molto spesso le ostetriche, i medici o le infermiere discutono tra loro di turni e orari, di difficoltà organizzative e di relazioni tra colleghi. Questo tipo di conversazione è molto ricorrente, avviene ovunque nel reparto ma assume un significato specifico in 'sala parto' mentre la donna spinge, nella fase espulsiva del parto, o in 'sala travaglio' mentre si lamenta per il dolore.
Ecco un esempio di dialogo che avviene in un reparto di maternità intorno ad una partoriente per cui ancora gli operatori non sanno se procedere con un taglio cesareo:
Medico1. Anestesista, entrando rivolto all'ostetrica: "È questa da fare?"
Ostetrica. "Così hanno detto".
Medico2. "Ma perché è da fare?"
Medico3. "Ma forse vien giù da solo (il bambino), è quasi completa..."
Gli operatori, quindi, tra loro gli interventi da eseguire sul corpo della donna, senza mai coinvolgerla, come se il discorso riguardasse qualsiasi altro tipo di intervento su un corpo inanimato. Si arriva fino all'utilizzo di espressioni volgari o offensive.
Pertanto, l'utilizzo di un verbo di significato clinico e volto al passivo assume un doppio significato:
- passivizzare la donna che non è il soggetto cui deve essere applicato un catetere o eseguito un taglio cesareo, ma l'oggetto che deve essere cateterizzato o cesarizzato[6];
- prendere le distanze dal suo corpo, rendendolo un oggetto 'inanimato' di lavoro (come potrebbero esserlo un'automobile, un tavolo, una poltrona …). Così, anche le 'chiacchiere' degli operatori e delle operatrici in presenza della donna, senza coinvolgerla, fanno parte dei medesimi strumenti di difesa dal corpo partoriente.
Questi sono solo alcuni passaggi attraverso cui avviene la costruzione sociale del corpo femminile, gravido e partoriente, all'interno di una cornice istituzionale e medico-ospedaliera. Il linguaggio compie quindi un'azione sociale riproducendo le dinamiche di potere che nello specifico contesto riflettono tanto le relazioni asimmetriche legate al genere, quanto quelle legate al sapere, della medicina e del medico.
Il processo di medicalizzazione, tema centrale dell’analisi sociologica della salute e della medicina, radicalizza tali dinamiche, in cui Peter Conrad individua il potere e l’autorità della professione medica quale elemento propulsore dello stesso processo, sia come 'dominanza professionale' sia come colonizzazione medica, e questa spinta, sottolinea l'autore, è sicuramente vera se riferibile alla medicalizzazione dell’iperattività dei bambini, dell’abuso sui minori, del parto e della menopausa, quindi a fenomeni socio-comportamentali e a eventi fisiologici.
D'altra parte, la medicalizzazione della nascita e della riproduzione umana, segna la dicotomia natura/cultura e interpreta il corpo femminile come "La natura su cui la cultura (maschile) doveva esercitare il suo dominio. In questo senso, in quanto più naturale dei corpi maschili (…)" rappresenta - proprio per la sua capacità riproduttiva - ancora una minaccia e un pericolo e "non è per caso che il corpo femminile sia più medicalizzato di quello maschile, le pratiche di prevenzione più puntuali ed estese, l’autovigilanza che esso richiede più intensa"[7].
Articolo realizzato da: http://www.ingenere.it/articoli/interazioni-sala-parto-parole-medicalizzazione
domenica 3 maggio 2015
giovedì 30 aprile 2015
La coop sei tu...
E la scritta benvenuti?
E i due omini con cravattino a sinistra e a destra?
La coop sei tu... nel senso di tu maschio?
martedì 28 aprile 2015
martedì 10 marzo 2015
Vocabolaria: sovvertiamo gli stereotipi, non la grammatica!
Vocabolaria: 14 consigli per parlare al femminile, senza stereotipi
L'iniziativa dell'associazione Piano F contro il sessismo linguistico sarà presentata il 9 marzo presso il liceo “Terenzio Mamiani” di Roma, con il Vicepresidente della Regione Lazio Smeriglio. L'11 marzo incontro pubblico alla Biblioteca Europea.
Per valorizzare le differenze il primo passo è nominarle per ciò che sono, fuori da ogni stereotipo. È da questa convinzione che nasce Vocabolaria, un progetto dell'Associazione Piano F realizzato con finanziamento della Regione Lazio, che vuole contribuire a superare il sessismo linguistico che alimenta forme di discriminazione sociale e cancellazione culturale delle donne. Un poster pieghevole e un ebook affrontano in 14 schede i dubbi e i problemi più comuni che nascono quando si tratta di “dire la differenza”, cioè di parlare di donne e uomini con chiarezza e senza stereotipi, usando semplicemente le regole di funzionamento della lingua italiana. Il ministro, la ministra o la ministro? Il giudice donna, la giudicessa o la giudice?
Vocabolaria si rifà a un principio molto semplice: l'italiano è una lingua che prevede il genere grammaticale maschile e femminile. La parola ministro per esempio forma un regolare femminile ministra; rettore diventa rettrice; presidente r esta invariato ma cambia l'articolo, la presidente. Se quindi, come troppo spesso accade, il femminile viene usato poco o “suona male”, il problema non è nella lingua ma nel modo in cui la usiamo. Se vogliamo nominare la differenza, sovvertiamo gli stereotipi, non la grammatica.
L'iniziativa, ideata per la diffusione nelle scuole e nei circuiti culturali di Roma e del Lazio, sarà presentata il 9 marzo alle ore 10 presso il Liceo “Terenzio Mamiani” di Roma, alla presenza del Vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio, e con la giornalista Roberta Carlini.
L'11 marzo ore 17,30 è prevista una presentazione pubblica alla Biblioteca Europea di Roma, in via Savoia 13: le autrici (Cristina Biasini, Carlotta Cerquetti, Giorgia Serughetti) ne discuteranno con Cecilia D'Elia, consulente del Presidente della Regione Lazio per la tutela dei diritti di genere, Anita Raja, direttrice della Biblioteca Europea, Francesca Caferri, giornalista de “La Repubblica”, Gioacchino De Chirico del Consiglio di Amministrazione delle Biblioteche di Roma, e con letture dell'attrice Francesca Romana Miceli Picardi.
Poster e ebook saranno disponibili gratuitamente dal 9 marzo sul sito dell'associazione Piano F https://pianoeffe.wordpress. com/
domenica 22 febbraio 2015
Le scuole catalane introdurranno un corso contro il sessismo.
A partire dal prossimo anno scolastico 2015-2016, le scuole catalane introdurranno nei loro programmi un corso che esamini il ruolo delle donne nella storia, al fine di combattere il sessismo e l'omofobia.
Il governo ha approvato un piano per la parità di genere nel sistema educativo che cerca, tra le altre misure, di agire contro la discriminazione sessuale in scuole, università e nella stessa amministrazione catalana, secondo quanto riportato nel documento approvato dal governo, lo scorso 20 gennaio.
Fonti del Ministero della Pubblica Istruzione hanno indicato che il piano previsto nella Legge di istruzione della Catalogna (LEC), assume lo spirito pionieristico della legge contro l'omofobia, che è stata adottata nel 2014 al Parlamento e inizierà ad applicarsi in modo progressivo a partire dal prossimo anno accademico 2015-2016, poiché richiederà ai professori catalani una formazione più specifica su questa materia.
Una delle due sezioni principali del piano è la "promozione della -co-educazione ",che miri a garantire l'istruzione "senza gli stereotipi di genere e le discriminazioni legate al sesso o orientamento affettivo-sessuale" e dell'orientamento accademico e professionale non sessista.
Una delle due sezioni principali del piano è la "promozione della -co-educazione ",che miri a garantire l'istruzione "senza gli stereotipi di genere e le discriminazioni legate al sesso o orientamento affettivo-sessuale" e dell'orientamento accademico e professionale non sessista.
sabato 7 febbraio 2015
martedì 3 febbraio 2015
Siamo addolorate...
Stavolta non per una scritta o un’immagine neutra maschile, no.
Nei giorni scorsi abbiamo perso una nostra cara amica, Paola Argentina Bora.
Paola era Presidente della Casa della Donna di Pisa; ed è in questa nostra Associazione che il gruppo “il sessismo nei linguaggi” ha mosso i primi passi e ha trovato spazio e ascolto come gruppo a tutti gli effetti.
Un cammino che continua tutt’oggi. Di Paola vogliamo ricordare l’attenzione al pensiero e alla storia del movimento di noi donne, mai disgiunto dalla valorizzazione delle singole iniziative, e la sua grande comunicativa. Possiamo dire che oggi ciascuna di noi è quella che è anche grazie all’incontro con Paola. Grazie.
Gennaio/Febbraio 2015
Nei giorni scorsi abbiamo perso una nostra cara amica, Paola Argentina Bora.
Paola era Presidente della Casa della Donna di Pisa; ed è in questa nostra Associazione che il gruppo “il sessismo nei linguaggi” ha mosso i primi passi e ha trovato spazio e ascolto come gruppo a tutti gli effetti.
Un cammino che continua tutt’oggi. Di Paola vogliamo ricordare l’attenzione al pensiero e alla storia del movimento di noi donne, mai disgiunto dalla valorizzazione delle singole iniziative, e la sua grande comunicativa. Possiamo dire che oggi ciascuna di noi è quella che è anche grazie all’incontro con Paola. Grazie.
Gennaio/Febbraio 2015