sabato 18 ottobre 2008

Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana

Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana, Ist. Pol. Zecca dello Stato, Roma 1987

Ciò che non si dice, non esiste

Intervista a Cecilia Robustelli

L'oscuramento linguistico della figura professionale e istituzionale femminile ha come conseguenza la sua non-comunicazione e, in sostanza, la sua 'negazione'
Elena Ribet


È di Cecilia Robustelli la proposta per un uso della lingua italiana rispettoso dell'identità di genere. Associata di Linguistica Italiana all'Università di Modena e Reggio Emilia, la prof.ssa Robustelli ha conseguito il dottorato di ricerca in Linguistica Italiana all'Università di Reading, ha studiato e tenuto corsi in Inghilterra e Stati Uniti. È autrice di numerose pubblicazioni sulla sintassi storica, la grammatica italiana e il linguaggio di genere. Dal 2000 collabora con l'Accademia della Crusca .



Come procede la raccolta firme?
È necessario sensibilizzare di più le donne sulla questione. L'adesione di rappresentanti delle istituzioni, come la Consigliera Nazionale di Parità Isabella Rauti, fa capire quanto essa sia importante e sentita.

Facciamo un po’ di storia sull'uso del genere femminile in italiano…
Vent'anni fa Alma Sabatini nel lavoro ‘Il sessismo nella lingua italiana’ (1987) volle “suggerire alternative compatibili con il sistema della lingua per evitare alcune forme sessiste della lingua italiana”. Nel terzo capitolo, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, Sabatini suggeriva tutta una serie di varianti non sessiste alle forme in uso , suscitando ampie discussioni: il grande pubblico, del quale Sabatini aveva già previsto quelle obiezioni (su tutte quella che la parola nuova fosse 'brutta' o 'suonasse male') che periodicamente ricompaiono, in parte accolse le sue indicazioni, ma a livello ufficiale tutto tacque. E pensare che il lavoro era stato commissionato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri!
Seguì il Progetto Polite (Pari Opportunità e Libri di Testo), che raccoglieva le sollecitazioni della Conferenza mondiale di Pechino (1995), e la pubblicazione di due Vademecum (Saperi e libertà: maschile e femminile nei libri, nella scuola, nella vita, a cura di Ethel Serravalle, I-II, Milano, Associazione Italiana Editori, 2000). Sono venute poi tutta una serie di indagini sulla rappresentazione della donna (anche nel linguaggio) nei media (penso a Una, nessuna...a quando centomila? a cura di L. Cornero, Rai Eri, 2001) ma si continua ad assistere a un'omologazione linguistica della donna al maschile.

Come si comporta la stampa?
Il linguaggio dei giornali è la prova tangibile dell'incertezza che aleggia sull'uso del femminile: che senso ha scrivere ‘Il giudice di Parmalat: siamo più brave’ (Corriere della Sera, 8.12.07)? Ma c'è di peggio, valgano per tutti i titoli sibillini ‘Il marito dell'assessore sarà presidente’ (La Repubblica, 10.3.2005) o ‘Il Sindaco di Cosenza: aspetto un figlio! Il segretario DS: il padre sono io (La Repubblica, 10.8.2005). Sì, fanno sorridere, ma quale contenuto informativo hanno? Mi sembra che ingenerino una gran confusione. E dire che la Commissione Pari Opportunità della FNSI è attivissima: gli incontri annuali al COM-PA di Bologna, organizzati da Marina Cosi, danno indicazioni chiare per un uso non sessista della lingua, ma non c'è niente da fare!

Come risponde a chi sostiene che certi femminili 'suonano male'?
Che è solo questione di abitudine alle parole nuove. Non c'entra la fonetica: se 'maestra', 'monaca', 'coniglietta', 'pastora', 'deportata' suonano bene, è difficile sostenere che 'ministra', 'sindaca', 'prefetta', 'questora', 'deputata' suonano male! La ragione è un'altra: si declina al femminile un contenuto semantico per tradizione associato al maschile, e questo crea sconcerto. La preferenza per l’uso del maschile, molto diffusa proprio fra le donne, riflette ancora l’esitazione ad accettare che certe figure professionali siano riconducibili a donne. Ma usare il maschile per le donne che ricoprono professioni e ruoli di prestigio (penso per esempio alla componente femminile del Parlamento) non solo disconosce l'identità di genere e nega quello femminile, ma addirittura nasconde le donne.

Cosa pensa del cosiddetto maschile 'neutro'?
Che è una favola, ma continua a circolare: si sostiene, salomonicamente, che il maschile si può usare 'in senso neutro' o che 'tanto ci si riferisce al lavoro, non alla persona, quindi non importa specificare se si tratta di maschile o femminile'. Ma il 'maschile neutro' non esiste, e per ragioni squisitamente linguistiche: in italiano il genere grammaticale corrisponde, per gli 'esseri animati', a quello biologico. Il genere grammaticale maschile si lega a un referente biologicamente maschile, quello femminile a un referente femminile. Semplificando molto, il genere grammaticale maschile evoca nella nostra mente un uomo, quello femminile una donna. Di neutro proprio non si parla!

Ci sono interventi ufficiali sulla questione?
Sporadicamente si assiste a interventi sdegnati che sottolineano la contraddizione insita nell'uso delle forme maschili per le donne. La Direttiva sulle misure per attuare Parità e Pari Opportunità tra uomini e donne nelle Amministrazioni Pubbliche della Min. Pollastrini sostiene la necessità di usare un linguaggio 'non discriminatorio'. Nell'Atto di Sindacato Ispettivo del Senato del 31 maggio 2007 (http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=15&id=268278) è stato impegnato il Governo a "introdurre negli atti e nei protocolli adottati dalle pubbliche amministrazioni una modificazione degli usi linguistici tale da rendere visibile la presenza di donne nelle istituzioni, riconoscendone la piena dignità di status ed evitando che il loro ruolo venga oscurato da un uso non consapevole della lingua". Ma tutto questo non basta: è necessario un atto ufficiale della Ministra Pollastrini.

Nei paesi europei viene usato il femminile?
Sì, ed è anche regolamentato dalle istituzioni. Per fare qualche esempio, in Francia, in Austria, in Svizzera si usa normalmente il linguaggio 'di genere' anche negli atti ufficiali..

Qual è il ruolo dei libri scolastici nella formazione di un linguaggio al di là degli stereotipi?
Quello di offrire sia un linguaggio esemplare per quanto riguarda il rispetto dell'identità di genere, sia contenuti coerenti con questa impostazione. Ethel Serravalle nell'Introduzione al ‘Codice di autoregolamentazione del Progetto Polite’ (che rappresenta ancora un punto di riferimento prezioso e, direi, unico per gli editori italiani) sottolinea l’importanza di “evitare il sessismo e gli stereotipi sessuali, fornire rappresentazioni equilibrate delle differenze; promuovere la formazione di una cultura della differenza di genere; ripensare il linguaggio; aggiornare ed adeguare la scelta delle illustrazioni”.

La lingua è un fatto collettivo. Come tale non è soggetta all'arbitrio del singolo parlante («io parlo come mi pare») né del singolo grammatico («la regola è così, e basta»). Cosa ne pensa?
Veramente i grammatici un certo potere, almeno sulla lingua scritta, lo hanno avuto: fino a cento anni fa si scriveva 'io amava' anziché 'io amavo', e a scuola chi avesse scritto 'lui dice' anziché 'egli dice' avrebbe avuto un 'meno'. Oggi si è allentata la morsa normativa, il parlato ha influenzato lo scritto, e queste forme si scrivono tranquillamente. I cambiamenti della società hanno influenzato profondamente la lingua, si pensi solo alla diffusione dell'istruzione, dei giornali, di radio e tv. La lingua cambia continuamente, ma rimane sempre uno spicchio di possibilità, per ciascuno, di usare la lingua come vuole: può scegliere la varietà che desidera, le parole che vuole, addirittura inventarne, nella pubblicità, senza rispettarne appieno le regole...la lingua italiana permette di creare tutte le parole femminili che vogliamo: la resistenza al loro uso non dipende certo da fattori linguistici!


PROPOSTA PER UN USO DELLA LINGUA ITALIANA RISPETTOSO DELL'IDENTITÀ DI GENERE

Alla Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità On. Barbara Pollastrini
L'accesso delle donne a nuove attività, professioni e posizioni istituzionali e la loro conquista di ruoli tradizionalmente occupati dagli uomini rappresentano un passo decisivo verso il raggiungimento della parità tra uomini e donne sulla scala sociale, politica e economica.
Questo percorso ascendente della figura femminile non è rispecchiato, finora, nelle strutture della lingua italiana.
Specialmente nel campo delle professioni il prestigio sembra legato solo alla forma maschile: se nessuno esita a usare i termini infermiera o maestra, l'introduzione del termine ‘ingegnera’ o 'ministra' suscita un generale rifiuto. In ambito istituzionale la declinazione delle cariche al femminile (sindaca, ministra, assessora), già oggetto di esplicito pronunciamento ufficiale in altri stati europei (v. Francia), non è regolamentata.
L'oscuramento linguistico della figura professionale e istituzionale femminile ha come conseguenza la sua non-comunicazione e, in sostanza, la sua 'negazione'.
Esiste ancora una profonda resistenza a mutare i modelli di genere tradizionali.
Sembra ormai irrinunciabile un intervento da parte delle istituzioni che sancisca l'esigenza, in sede ufficiale e istituzionale, di un uso della lingua rispettoso dell'identità di genere. Nasce da queste convinzioni la presente PROPOSTA di PROMUOVERE UN'OPERAZIONE DI VISIBILITÀ DELLA FIGURA FEMMINILE SUL PIANO LINGUISTICO ATTRAVERSO L'ADOZIONE UFFICIALE DELL'USO DEL GENERE FEMMINILE PER LE CARICHE ISTITUZIONALI E PER TUTTI I RUOLI E PROFESSIONI RICOPERTE DA DONNE.
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Le proposte di Alma Sabatini si possono riassumere in quattro punti
(a) evitare il maschile non marcato, es. i diritti della persona e non i diritti dell’uomo
(b) evitare l’articolo con i cognomi femminili, es. Biagi e Gruber
(c) accordare il genere degli aggettivi con quello dei nomi che sono in maggioranza (o in caso di parità con l’ultimo nome
(d) usare il femminile dei titoli professionali in riferimento alle donne.
Sul quarto punto, le Raccomandazioni consigliavano di creare la forma femminile, laddove non fosse già disponibile, con la sola avvertenza di evitare le forme in -essa, sentite come riduttive, e preporre ai nomi in -e l’articolo femminile. Le varie modalità di formazione del femminile venivano così analizzate partendo dalla forma maschile già lessicalizzata:
- i termini -o, - aio/-ario, -iere mutano in -a, - aia/-aria, -iera es. architetta, avvocata, chirurga, ministra, primaria, notaia, portiera, ecc.
- i termini in -sore mutano in –sora. es. assessora, difensora, evasora, oppressora, ecc.
- i termini in -essa corrispondenti a maschili in -sore devono essere sostituiti da nuove forme in -sora: es. dottora, professora, ecc.
- i termini in -tore mutano in –trice. es. ambasciatrice, direttrice, ispettrice, redattrice, senatrice, accompagnatrice (eccezione ‘questora’).
Nei seguenti casi si ha solo l’anteposizione dell’articolo femminile:
- termini in -e o in –a. es. generale, maggiore, parlamentare, preside, ufficiale, vigile, interprete, presidente, etc.; poeta, profeta, ecc.
- forme italianizzate di participi presenti latini. es. agente, inserviente, cantante, comandante, tenente, ecc.
- composti con capo-. es. capofamiglia, caposervizio, capo ufficio stampa, ecc.

(15 gennaio 2008)


(Curriculum Vitae di Cecilia Robustelli: http://cdm.unimo.it/home/dipslc/robustelli.cecilia/Curriculum.doc)

raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana

Estratto da "il sessismo nella lingua italiana" Alma Sabatini - 1987

http://www.innovazionepa.it/dipartimento/docs_pdf/linguaggio_non_sessista.pdf

Cinema: racconti da stoccolma

RACCONTI DA STOCCOLMA

di Anders Nilsson, Svezia 2006 – 133'

con Oldoz Javidi, Lia Boysen

Festival di Berlino 2007

È consolante osservare che ogni tanto, oltre alla consueta produzione disimpegnata, si realizzino anche delle pellicole cariche di contenuto, film di critica e di condanna contro i soprusi che l'uomo subisce o come spesso accade è costretto a subire. Racconti da Stoccolma si può ritenere facente parte di quest'ultima filmografia più "colta", dalla quale si desume un chiaro messaggio culturale. Il tema affrontato da Nilsson è appunto la violenza subita dalle donne. La tematica non è certo una novità, ma le modalità mediante le quali il regista ha voluto rendere fruibile al proprio pubblico questo argomento così complesso risulta in conclusione abbastanza efficace.

Il film si snoda in tre storie molto diverse fra loro ma che, fin dall'inizio, mostrano di avere numerosi punti in comune. Carina è una giornalista in carriera di grande successo che subisce delle violenze fisiche e psicologiche da parte del marito; poi c'è la storia di Leyla, la cui sorella, appartenente a una famiglia immigrata mediorientale, viene punita per la sua condotta considerata poco consona per una ragazza; e infine la vicenda di Aram che gestisce un locale notturno e il cui addetto alla sicurezza viene aggredito. Egli dovrà decidere se testimoniare in tribunale oppure no. Nilsson ha voluto schierarsi in maniera evidente decidendo di esporre, come lui stesso afferma, la violenza «dal punto di vista delle vittime» che scoprono attraverso diverse circostanze di possedere il coraggio e la determinazione per riemergere e per stravolgere lo stato delle cose. In particolar modo, le figure femminili dimostrano di subire nel corso del film un processo di trasformazione ed evoluzione sotto tutti i punti di vista (Lavinia Bassani, Nonsolocinema.com).



Verbale incontro 20/09/08

Ciao a tutte.
Faccio un breve resoconto del gruppo sui sessismi che si è tenuto sabato 20.

Sono lieta di annunciare a tutte la nascita ufficiale del “gruppo di studio sul sessismo nei linguaggi” appartenente alla casa della donna.

….E, udite udite abbiamo già nientepopodimeno che UN BLOG!!!!
Infatti Jessica si è già messa a lavorare al progetto, vi invito calorosamente a visitarlo e a postare i vostri commenti e notizie sull’argomento… per me è carinissimo, ma ovviamente sono molto bene accetti tutti i consigli e la disponibilità a lavorarci.
http://sessismoneilinguaggi.blogspot.com/

Ci siamo divise un po’ i compiti:
Jessica si occuperà anche di fare un censimento dei siti femministi che parlano dell’argomento;
Pierina farà un censimento dei testi sull’argomento presenti nella biblioteca della casa e si occuperà di seguire la catalogazione di alcune tesi scritte da studenti e studentesse della facoltà di Jessica;
Matilde comincerà a mettere per iscritto una specie di statuto da presentare al consiglio della casa (che poi discuteremo e approveremo al prossimo incontro);
Francesca si occupa di cercare articoli sessisti sui giornali e di provare ad “inventare” con l’aiuto di una sua amica grafica, delle vignette da attaccare su cartelli sessisti;
io scriverò una lettere “standard” (da approvare nel gruppo) che potremo utilizzare ogni volta che riscontreremo, anche individualmente, un linguaggio sessista (orale, scritto o delle immagini) in giro per la città (per es. all’arsenale per chiedere che sulla tessera indichi anche “socia” e non solo “socio” e così via).
Abbiamo intenzione di scrivere o incontrare la consigliera per le pari opportunità di Pisa, Chiara Fanelli, per chiedere che modifichi il logo sul suo opuscolo (disponibile nel nostro faldone alla biblioteca della casa).
Continuiamo a raccogliere le foto e i manifesti che ci indignano o ci ignorano per costruire la mostra fotografica…. ....e a raccogliere idee e adesioni da chi ha voglia di partecipare nel modo che piu’ le interessa!

Abbiamo intenzione di provare ad organizzare l’appuntamento con Cecilia Robustelli a marzo, nel contesto del “marzo delle donne” organizzato annualmente dalla casa, ma dobbiamo chiedere l’autorizzazione al consiglio.
Non appena avremo una data potremo cominciare a costruire la giornata.

Abbiamo deciso, in ogni caso, per prepararci ed arricchire la nostra discussione sui contenuti, che a partire dalla prossima riunione dedicheremo la prima ora allo scambio di riflessione sui testi scritti sull’argomento: si parte, ovviamente, da Alma Sabatini “il sessismo nella lingua italiana”.
Non è semplice reperire questo testo pubblicato nell’87 dalla presidenza del consiglio dei ministri, ce n’è qualche copia in biblioteca alla casa, ma intendo fare qualche fotocopia da distribuire.

Infine vi segnalo che in questi giorni mi è arrivata (in quanto referente) qualche adesione via mail.
Da oggi possiamo utilizzare il blog, in modo che le nostre comunicazioni siano immediatamente visibili a tutte!
In ogni caso ho intenzione di chiedere alla segreteria della casa di girare a tutte le iscritte queste mail: non mi sembra giusto essere l’unica depositaria di queste importanti risposte, né selezionare a mia discrezione quelle “importanti”, quindi continuate a scrivermi per informazioni e/o adesioni, le vostre mail verranno girate a tutte.

Vi aspettiamo tutte il 25/10/2008 alle 15.30 alla casa della donna, in via galli tassi.

Ciao, Roberta

Verbale primo incontro gruppo

Ciao a tutte!

Sono Roberta, vorrei fare, in accordo con le altre partecipanti all’incontro, un breve resoconto della riunione del gruppo sui linguaggi che abbiamo tenuto il 04/09.

A dire il vero non eravamo tante… anzi direi quattro gatte (proprio di numero!!) ma non mi sembra preoccupante, siamo ancora in aria di estate!!
In compenso è venuta una nuova compagna molto curiosa della casa e del gruppo (ciao Patrizia!!) e questo mi sembra un bel risultato!
Abbiamo cominciato a mettere giu’ un po’ di idee… un mucchio, a dire il vero, ed eravamo solo 4!!
Posso immaginare che quando saremo di piu’ le idee si moltiplicheranno, ma va bene così, poi ci conteremo e sceglieremo cosa fare!!

Intanto vorremmo definire un nome.
Parlare solo di sessismo nella lingua ci è sembrato un po’ riduttivo: sicuramente penseremmo “ai linguaggi” (immagini per esempio) e anche “sessismo”… bhò ci piacerebbe approfondire…

C’è in ballo la mostra proposta da Matilde sulle foto “talebane”.
Questo forse è il progetto piu’ semplice da realizzare, cominciamo ad avere un po’ di materiale e potremmo darci una scadenza per montarlo su pannelli e decidere tempi e luoghi di una eventuale esposizione.

C’è la mia proposta di fare un incontro con Cecilia Robustelli.
L’idea sarebbe di invitarla a marzo, ma per questo dobbiamo vedere quante siamo e se riusciamo a farlo.

Si potrebbe fare una ricerca in biblioteca di tutto il materiale a disposizione sulla lingua al femminile e fare, non so, una dispensa??.

Potremmo, mentre prepariamo l’incontro con Robustelli, fare tra di noi delle “mini lezioni di linguistica” leggendo insieme i testi di Alma Sabatini e/o facendoci aiutare da quelle di noi che ne sanno un po’ di piu’.

Organizzarci per fare delle ricerche in rete per verificare cosa si è fatto in Italia e nel mondo su questo tema e magari produrre un depliant informativo da distribuire.

Per le interessate alla scuola si potrebbe approfondire la conoscenza del progetto POLITE: un progetto che punta all’analisi dei testi scolastici dal punto di vista del sessismo.

E poi c’è un’idea interessante di Jessica su un sito internet, ma spero che venga lei a spiegarcela…

Insomma, mi sembra che ci siano un mucchio di idee e, credo, anche l’interesse per l’argomento, vediamo cosa riusciamo a fare e con che tempi.

Quindi vi proponiamo il prossimo appuntamento per

sabato 27/09/08 dalle 17.00 alle 20.00, alla casa della donna.

Spero proprio che potremo vederci!

Ciao a tutte, un abbraccio Roberta