Bianco e Nero, Nord e Sud, alto e
basso, uomo e donna, maschio e femmina, marito e moglie, fratello e
sorella …..
Quando nel parlare o
nello scrivere di una coppia nomino prima un elemento poi l'altro
vuol dire che la mia mente di quella coppia ritiene più importante
il primo; poi viene l'altro.
Non esiste alcuna regola
grammaticale che ci obblighi a questa gerarchia se non sto
esplicitamente descrivendo una gerarchia. Posso dire di una foto che
è in nero e bianco, che esistono differenze climatiche tra Sud e
Nord, avrei potuto chiamare il capolavoro pace e guerra (ma
ci avrebbe quel titolo attratte abbastanza? la guerra attrae di più
che la pace considerata noiosa. I film di guerra sono famosi i film
di pace meno). Fine della digressione.
La gerarchia dei
valori nelle nostre menti e il linguaggio sessista e discriminante.
Se in un libro, ma nel
parlato è la stessa cosa, trovo di continuo scritto l'uomo e la
donna, il maschile è il femminile, il fratello e la sorella, marito
e moglie, figlio e figlia e così via, vuol dire che nella testa di
chi scrive il maschile viene per primo, cioè vale di più e così
con un uso apparentemente innocente del linguaggio che in fondo cita
tutti e due i generi, giorno dopo giorno ficco nella testa di chi
ascolta questa naturale e semplice verità: il maschile viene prima
perché vale di più e inoltre se viene per prima nel linguaggio che
piano piano si è formato vuol dire che valeva di più .
Questo uso gerarchico lo
si trova dappertutto: nella letteratura, nei saggi scientifici, negli
scritti di psicoanalisi, di religioni, di meditazioni e persino in
quasi tutta la produzione femminista.
Soltanto da alcuni anni e
soltanto alcune autrici alternano in modo non meccanico e fiscale
prima un genere e poi l'altro a dare anche a chi legge un segnale, un
esempio pratico, senza farne per forza in quella sede una teoria.
Rileggere oggi i nostri testi importanti del primo femminismo e
trovarli pieni di questo tipo gerarchico di scrivere prima mi ha
fatta arrabbiare, mi sono sentita tradita da donne come Irrigaray,
Muraro ,Kristeva… poi invece proprio questa scoperta mi ha
invogliata a continuare lo studio e il contrasto delle varie forme
del linguaggio sessista di cui questo scritto vuole essere un
contributo.
Ci vuole tempo. Ci sono
voluti decenni per poter vedere che non era sessista solo dire “i
cittadini” per intendere donne e uomini, ma che è sessista anche
dire e scrivere “i cittadini e le cittadine” se lo si scrive e
dice sempre in questo ordine.
Proviamo a cominciare
noi e da subito. Notiamolo e facciamolo notare.
E’ tardi ma non è mai troppo tardi.
Matilde
Baroni- ex gruppo il sessismo nei linguaggi
Pisa
settembre 2017