venerdì 8 settembre 2017

Gerarchie di valori e linguaggio sessista

Bianco e Nero, Nord e Sud, alto e basso, uomo e donna, maschio e femmina, marito e moglie, fratello e sorella …..

Quando nel parlare o nello scrivere di una coppia nomino prima un elemento poi l'altro vuol dire che la mia mente di quella coppia ritiene più importante il primo; poi viene l'altro.
Non esiste alcuna regola grammaticale che ci obblighi a questa gerarchia se non sto esplicitamente descrivendo una gerarchia. Posso dire di una foto che è in nero e bianco, che esistono differenze climatiche tra Sud e Nord, avrei potuto chiamare il capolavoro pace e guerra (ma ci avrebbe quel titolo attratte abbastanza? la guerra attrae di più che la pace considerata noiosa. I film di guerra sono famosi i film di pace meno). Fine della digressione.
La gerarchia dei valori nelle nostre menti e il linguaggio sessista e discriminante.
Se in un libro, ma nel parlato è la stessa cosa, trovo di continuo scritto l'uomo e la donna, il maschile è il femminile, il fratello e la sorella, marito e moglie, figlio e figlia e così via, vuol dire che nella testa di chi scrive il maschile viene per primo, cioè vale di più e così con un uso apparentemente innocente del linguaggio che in fondo cita tutti e due i generi, giorno dopo giorno ficco nella testa di chi ascolta questa naturale e semplice verità: il maschile viene prima perché vale di più e inoltre se viene per prima nel linguaggio che piano piano si è formato vuol dire che valeva di più .
Questo uso gerarchico lo si trova dappertutto: nella letteratura, nei saggi scientifici, negli scritti di psicoanalisi, di religioni, di meditazioni e persino in quasi tutta la produzione femminista.
Soltanto da alcuni anni e soltanto alcune autrici alternano in modo non meccanico e fiscale prima un genere e poi l'altro a dare anche a chi legge un segnale, un esempio pratico, senza farne per forza in quella sede una teoria.
Rileggere oggi i nostri testi importanti del primo femminismo e trovarli pieni di questo tipo gerarchico di scrivere prima mi ha fatta arrabbiare, mi sono sentita tradita da donne come Irrigaray, Muraro ,Kristeva… poi invece proprio questa scoperta mi ha invogliata a continuare lo studio e il contrasto delle varie forme del linguaggio sessista di cui questo scritto vuole essere un contributo.
Ci vuole tempo. Ci sono voluti decenni per poter vedere che non era sessista solo dire “i cittadini” per intendere donne e uomini, ma che è sessista anche dire e scrivere “i cittadini e le cittadine” se lo si scrive e dice sempre in questo ordine.
Proviamo a cominciare noi e da subito. Notiamolo e facciamolo notare.
E’ tardi ma non è mai troppo tardi.

Matilde Baroni- ex gruppo il sessismo nei linguaggi
Pisa settembre 2017

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