lunedì 22 giugno 2009

piccolo prontuario per l'uso del femminile

tratto dai gruppi di facebook creati da Luciana Tufani
http://apps.facebook.com/causes/275066/37989747?m=8d03ae70
http://apps.facebook.com/causes/256856?m=de0957a2

VI INVITIAMO A ISCRIVERVI NUMEROSE/I!!


Luciana Tufani ha scrittoil 27 aprile 2009 alle 17.22

il femminile come linguaggio di genere

• usare la doppia desinenza e non il neutro-maschile
es: le/gli bambine/i; la/il scrittrice/ore oppure le bambine e i bambini, le scrittrici e gli scrittori, oppure usare l'asterisco finale se cambia solo l'ultima lettera altr*, tutt*

• cercare forme alternative invece del neutro-maschile
es: chi legge invece di il lettore; l’umanità invece di l’uomo

• desinenza in –a (anche più corretta grammaticalmente) invece che in –essa (peggiorativa) o inalterata al maschile
es: sì: sindaca, avvocata, ministra, magistrata, recensora, assessora, architetta, tecnica, ingegnera, critica, medica, chirurga, filosofa, cancelliera, ferroviera, segretaria (nel senso di segretaria di partito), pretora, deputata
no: sindachessa, avvocatessa, ministro, donna ministro, ministro donna
sì: professoressa, dottoressa che ormai sono entrate nell’uso e non hanno più senso peggiorativo

• desinenza in –ice accettabile perché non ha solitamente senso peggiorativo
es: sì: direttrice, scrittrice, ricercatrice, operatrice, rettrice, programmatrice, autrici varie
no: direttore, direttore donna, ricercatore, autori vari
sì/no: direttora e le altre forme in –a che in questo caso risultano un po’ forzate e inutili

• desinenza invariata (parole epicene= femminile e maschile uguali) evidenziare l’articolo femminile
es: sì: la vigile, la presidente, la giudice, la poeta, la soprano, la studente, le studenti, la manager, la leader, la capoufficio, la caposezione, la capoclasse, la sacerdote (sacerdotessa se ci si riferisce all’antichità)
no: la vigilessa, il vigile, il giudice, il soprano
sì/no: la poetessa, la studentessa (si possono usare perché poetessa non sempre ha mantenuto l’originario significato negativo e studentessa è entrato nell’uso comune)

• attenzione ai plurali che limitano
es: “la più grande scrittrice” non fa capire che è “la più grande tra le scrittrici e gli scrittori” e non solo tra le scrittrici

● concordanza al plurale
usare la doppia desinenza tutte/i
oppure usare l'asterisco tutt*
oppure concordare con la maggioranza femminile se sono più donne
oppure concordare con l’ultimo termine dell’elenco

3 commenti:

  1. Non sono d'acordo, ritengo che le parole devano essere messe al femminile come richiesto dalla grammatica, e non vedo nessun senso peggiorativo in questo. Non abbiamo bisogno di "essere difese" da nuovi usi linguistici. Ho la carica di dirigere? Ebbene, sono una direttrice, o una ministra, e che gli scettici si rassegnino al fatto che mettere la parola al femminile non signica deprezzarla. Non c'è bisogno di deformare la grammatica per imporre rispetto alla condizione femminile. Dovremmo essere noi le prime a rispettarci, presentandoci coem"la direttrice" e non nascondendoci dietro il genere maschile per difenderci da una presunta svalorizzazione. Cari saluti Liana verney

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  2. editore al femminile?
    Grazie

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  3. Le parole pesano. Cancellare il femminile significa cancellare la presenza femminile nel ruolo che si pretende declinare al maschile definendolo neutro. Nessuno si meraviglia se si dice contadina,fruttivendola, operaia. Poi, se il ruolo è di potere, diviene immediatamente maschile: sindaco, ministro, direttore. È ora che si rispetti la grammatica per quella che è e non per le eccezioni che vi vogliamo far entrare ed è ora che le donne la smettano di sentirsi riconosciute nel ruolo solo se questo è al maschile. Un po' più di autostima su...!!!!
    Nadia Verdile, giornalista

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