giovedì 27 novembre 2008

Giocattoli & C.

Donne, a pettinar le bambole! - Mentre la Svezia dichiara guerra ai giocattoli sessisti, qui furoreggiano le bambole che piangono, bevono il biberon, fanno il ruttino, mangiano e - udite udite! - fanno la cacca. Bimbe alla nursery e maschi a combattere, alla faccia dell'emancipazione

Il documento allegato, pur nserendosi nella campagna contro la diffusione e riproduzione del sessismo, si esprime con un linguaggio che tradisce la permanenza, nel nostro uso, di locuzioni e formule sessiste.

Donne, a pettinar
le bambole!

in Baby Boom

Mentre la Svezia dichiara guerra ai giocattoli sessisti, qui furoreggiano le bambole che piangono, bevono il biberon, fanno il ruttino, mangiano e - udite udite! - fanno la cacca. Bimbe alla nursery e maschi a combattere, alla faccia dell'emancipazione


Gli svedesi, beati loro, non vedono tutto rosa (e azzurro) e non accettano più senza batter ciglio che le bambine siano destinate a essere infiocchettate come piccole damine, mentre i coetanei maschi esprimono la loro naturale aggressività combattendo con i Gormiti - il gioco del momento - o la loro creatività costruendo con i Lego.

Ed è proprio contro il catalogo della Lego che s'è scagliato il Consiglio etico del commercio contro il sessismo nella pubblicità, organismo svedese molto agguerrito che ha preso di mira il messaggio implicitamente sessista insito nel mostrare una bambina che gioca in una cameretta rosa, con i pony, sotto la scritta «Tutto ciò che una principessina potrebbe desiderare...», mentre nella pagina a fianco un maschietto si diverte con i camion dei pompieri.

E chissà come si esprimerebbe il Consiglio svedese, che in questa circostanza ha stigmatizzato la «visione superata dei generi sessuali» e la diffusione di «stereotipi degradanti per l'uomo e per la donna», se passasse sotto esame la tipologia di giocattoli offerte alle bambine (e, di conseguenza, ai maschi) nel nostro Paese.

Nonostante vivano in mondo profondamente diverse da quello dei loro nonni e anche dei loro genitori, i bambini di oggi giocano sempre nello stesso modo: le piccole casalinghe e mammine da un lato, gli ingegneri e guerrieri dall'altro. L'unica differenza la fanno le nuove feature delle moderne bambole.

Che del realismo hanno fatto un'arte, come dimostra l'artigianato sempre più fiorente delle bambole in tutto simili a veri neonati (le Reborn babies: celebri quelle dell'artista Deborah King), francamente impressionanti con i loro capelli di mohair cuciti all'uncinetto e talmente ingannevoli che è accaduto, in un paese anglosassone, che un poliziotto rompesse il finestrino di un'auto convinto che i genitori avessero abbandonato nell'abitacolo un bambino di pochi giorni di vita.

Poi ci sono le bambole tradizionali che non si limitano più ad avere i tipici occhi sbarrati e l'espressione attonita. I nuovi Cicciobello e bambolotti similari sono più somiglianti a un bambino vero, muovono la testa e la bocca, ridono contenti quando gli si fa il solletico sul pancino, chiedono il biberon, bevono, fanno il ruttino, piangono per le coliche gassose e tornano a sorridere se gli si fa le coccole e gli si dà colpetti sulla schiena.

Ma non è finita qui. Per abituare le future mamme alle loro incombenze adulte, le bambole fanno la pipì. E se non basta, per 70 euro si può portare a casa una bambola che mangia la sbobba in dotazione nella confezione e fa la cacca (di un colore alquanto giallognolo, pare). All'acquisto ci sono due pannolini in regalo, gli altri invece si acquistano in confezioni da cinque, al costo di 4,90 euro, a meno di lasciar digiuna la bambola per evitare il salasso. Sempre che il bambolotto non si metta a piangere disperata, a un certo punto, per lo stomaco vuoto.

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