(dall'intervista a Cecilia Robustelli, riprodotta sul blog per intero)
Le proposte di Alma Sabatini si possono riassumere in quattro punti:
(a) evitare il maschile non marcato (es. 'i diritti della persona' e 'non i diritti dell’uomo')
(b) evitare l’articolo con i cognomi femminili (es. 'Biagi e Gruber' e non 'Biagi e la Gruber')
(c) accordare il genere degli aggettivi con quello dei nomi che sono in maggioranza (o in caso di parità con l’ultimo nome)
(d) usare il femminile dei titoli professionali in riferimento alle donne.
Sul quarto punto, le Raccomandazioni consigliavano di creare la forma femminile, laddove non fosse già disponibile, con la sola avvertenza di evitare le forme in -essa, sentite come riduttive, e preporre ai nomi in -e l’articolo femminile. Le varie modalità di formazione del femminile venivano così analizzate partendo dalla forma maschile già lessicalizzata:
- i termini -o, - aio/-ario, -iere mutano in -a, - aia/-aria, -iera es. architetta, avvocata, chirurga, ministra, primaria, notaia, portiera, ecc.
- i termini in -sore mutano in –sora. es. assessora, difensora, evasora, oppressora, ecc.
- i termini in -essa corrispondenti a maschili in -sore devono essere sostituiti da nuove forme in -sora: es. dottora, professora, ecc.
- i termini in -tore mutano in –trice. es. ambasciatrice, direttrice, ispettrice, redattrice, senatrice, accompagnatrice (eccezione ‘questora’).
Nei seguenti casi si ha solo l’anteposizione dell’articolo femminile:
- termini in -e o in –a. es. generale, maggiore, parlamentare, preside, ufficiale, vigile, interprete, presidente, etc.; poeta, profeta, ecc.
- forme italianizzate di participi presenti latini. es. agente, inserviente, cantante, comandante, tenente, ecc.
- composti con capo-. es. capofamiglia, caposervizio, capo ufficio stampa
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