martedì 23 novembre 2010
La Coop ci ha risposto
"Gentile socia,
I nostri uffici informatici, tra le modifiche da apportare nella prossima Release, terranno presente le sue osservazioni, sperando che siano di suo gradimento. La ringraziamo per averci scritto.
Cordiali saluti
Ufficio Comunicazione Unicoop Firenze".
mercoledì 17 novembre 2010
Alla Coop
Continua la nostra azione per il diffondersi dell’uso di un linguaggio non sessista anche nel commercio. Tempo fa abbiamo segnalato alla direzione dell’Esselunga (catena di supermercati) che nel loro Prontospesa (una macchinetta per agevolare le compere) appariva sia per donne che per uomini la scritta BenvenutO. La scritta è stata modificata in Buonaspesa (la documentazione con le foto è nel nostro blog). Ora proponiamo la stessa iniziativa alla catena di distribuzione COOP perché sulla sua macchinetta Salvatempo compare la scritta BenvenutO sia per donne che per uomini.
Perché ci sembra importante questo genere di azioni? Perché scrivere BenvenutO signora Lucia..è uno dei tanti quotidiani modi di fare un errore di grammatica e di “occultare” la nostra presenza persino in ambiti come i supermercati dove, non esistendo la pari opportunità delle incombenze domestiche, siamo quotidianamente molto presenti. Questo genere di intervento fa parte della nostra pratica di “Aguzzare la vista” dinnanzi ai linguaggi sessisti, titolo anche della nostra mostra tenutasi a Pisa alla Casa della Donna a maggio 2010.
Testo della lettera inviata alla coop ad ottobre 2010
Alla direzione della COOP di Pisa
Gentile direzione, la scritta che appare sul vostro Salvatempo sia per noi donne che per gli uomini è BenvenutO. Vi invitiamo a modificare tale scritta per esempio in Buonaspesa come hanno già fatto, dopo nostra segnalazione, altri Supermercati. Conosciamo da sempre l’attenzione che riservate ai temi della democrazia e del rispetto dei diritti umani in tutti i loro aspetti e vi chiediamo pertanto, nel rispetto della Costituzione, dell’identità di genere e della grammatica italiana di apportare tale modifica. Vi ricordiamo in questa circostanza che vi abbiamo invitati a cambiare anche la scritta sociO sulla vostra tessera sia di donne che di uomini. Tutta la documentazione con le auspicate variazione viene inserita nel nostro blog ilsessismoneilinguaggi.blogspot.com.
Fiduciose di una vostra sollecita risposta porgiamo saluti.
martedì 16 novembre 2010
La Breviaria della nuova lingua italiana
martedì 22 giugno 2010
...e se cambiassimo la carta d'identità??
Progettiamo un'azione per far cambiare le diciture al maschile della carta d'identità cartacea.
Hai mai notato che scrivono "nato" e firma "del" titolare?
Perchè non chiedere che vengano utilizzate forme inclusive?
lunedì 21 giugno 2010
Alla Direzione della COOP
La vostra tessera associaiva sia per noi donne che per gli uomini porta la scritta " Socio "e dietro la scritta "Firma del Socio ," sotto ancora "Socio dal ...".
Tutta la vostra pubblicità sia nel bollettino che nel materiale sporadico come volantini, depliant etc. è tutta esclusivamente rivolta al maschile: caro socio, cari soci, abbonati, bambini, consumatori etc.
domenica 20 giugno 2010
L'ESSELUNGA CI HA ASCOLTATE!!!
PRIMA DOPO
sabato 8 maggio 2010
UDITE UDITE!!! 28/05/2010 PISA
Scaricate e volantinate il nostro invito e partecipate numerosisssssime e numerosissimi!!!
giovedì 29 aprile 2010
Che genere di linguaggio -Ferrara 09/04/2010
Pubblichiamo l'intervento di Luciana Tufani, promotrice dell'incontro e editrice (www.tufani.net)
tratto da:
profilo FB di Luciana Tufani
gruppo FB "Genere Lingua e politiche linguistiche"
In principio era il verbo di Luciana Tufani
Venerdì 9 aprile si è svolto nella Sala Arengo della residenza municipale di Ferrara un incontro dal titolo Che genere di linguaggio, promosso dal Comitato donne elette del Comune in seguito a una mia richiesta. Pubblico qui di seguito il mio intervento. Quando si affronta l’argomento dell’uso, o meglio il non-uso, del femminile nella lingua italiana, che porta alla cancellazione e svalutazione delle donne, la risposta più frequente, anche da parte di donne impegnate politicamente, è: Ma vi sembra un problema? Ci sono problemi più importanti. Non solo è un problema ma addirittura è il problema, quello da cui derivano tutti gli altri. Se è giusto cercare di risolvere i molti e diversi problemi economici e sociali che ci troviamo a dover affrontare ogni giorno, non bisogna però dimenticare che essi sono delle conseguenze di qualcosa d’altro e che, se non si è consapevoli della causa di cui sono gli effetti e non la si affronta, neppure i problemi si risolveranno mai, anzi si ripresenteranno periodicamente con minore o maggiore urgenza. Per chiarire la mia affermazione avrò bisogno di fare un passo indietro: In principio era il verbo. Già questo dovrebbe far capire quanto la parola sia all’origine di tutto, se poi continuiamo nella citazione - In principio era il verbo (…) e il verbo era dio (…) senza di lui niente è stato fatto di ciò che esiste – vediamo che quando la parola diventa parola di dio, diventa legge. I giochi sono stati fatti, la religione conferma e consolida quello che già da tempo è andato costruendosi. Se sostituiamo logos a verbo, possiamo infatti dire: in principio era il logos. Per la filosofia greca il logos è la fonte degli archetipi sulla cui base il mondo viene modellato. Il verbo “leghein”, da cui deriva il sostantivo “logos”, tra i tanti significati ha quelli di raccontare, enumerare, scegliere, nominare. Nominare è il modo in cui le cose vengono fatte esistere. Esiste ciò che è stato nominato. Ma nominare non è solo fare esistere, è anche ordinare, regolare. E mentre ordinare non a caso significa anche dare ordini, regolare significa anche imporre delle regole. Regole e ordini che servono a controllare. Il controllo è passato attraverso la parola. Il linguaggio, così come si è andato strutturando, è stata una delle forme di controllo di ciò che fa paura. Inizialmente paura di ciò che non si capisce perché inspiegabile o imprevedibile come i fenomeni naturali, da quelli atmosferici alla morte. Forme di controllo delle emozioni e delle paure, per mezzo di qualcosa che desse delle spiegazioni razionali, sono state le varie espressioni della cultura che comprendono la filosofia, la scienza, la religione. Tra ciò che non si capisce e che per questo si teme è incluso il diverso da noi. Un noi che, in una società patriarcale come quella greca e quella ebraica da cui derivano il nostro linguaggio e la nostra cultura, sono i maschi che detengono il potere. Diversi sono gli stranierei e diverse per antonomasia sono le donne. Assoggettate dopo il passaggio al patriarcato, sono temibili perché potrebbero ribellarsi e vanno controllate non solo con la violenza ma con la razionalità della cultura e, se serve, con l’irrazionalità di paure instillate ad arte che sostituiscono quelle paure primitive che si volevano combattere (è successo ferocemente in passato e continua a succedere, con una violenza che in questi ultimi tempi sta diventando sempre più incontrollabile). Con questo velocissimo e sintetico richiamo alle origini, per comodità di esposizione estremamente schematico e semplificato, ho voluto mettere in evidenza quello che ho affermato all’inizio: il linguaggio è alla base dei nostri comportamenti. Se il linguaggio che usiamo non ci nomina, ci cancella. Chi non è nominata non esiste. Il linguaggio che usiamo è stato creato contro di noi, a conferma di ciò ricordo che nelle diverse lingue (quasi tutte) chi regola grammaticalmente è il maschile, il femminile rappresenta l’eccezione. Ancora una volta, la diversità Ma, anche usando questo linguaggio che abbiamo ereditato e che ci hanno imposto, è possibile renderlo meno ostile: 1) Conoscendo a fondo la grammatica italiana e usandola correttamente, il femminile diventa meno assente di quanto non sia nell’uso che per pigrizia o per una scelta politica ben precisa è diventato comune 2) Poiché il linguaggio è un organismo vivo che può modificarsi e modificandosi riflettere o contribuire a creare una società, bisogna cercare di usare e diffondere l’uso di termini che rappresentino il femminile in positivo Per questo ho suggerito alla Commissione delle elette – che ha accolto il mio invito – di promuovere una serie di incontri di sensibilizzazione e di informazione sull’uso di quello che per convenzione chiamiamo linguaggio di genere e che è da anni uno degli obiettivi primari del coordinamento dei Centri di documentazione delle donne appartenenti alla Rete Lilith, di cui il Centro Documentazione Donna di Ferrara fa parte fin dalla sua fondazione, e l’obiettivo del gruppo di politiche e studiose che si è di recente costituito, Genere, lingue e politiche linguistiche, e dell’analoga “causa” su facebook Diffusione del linguaggio di genere. Luciana Tufani
mercoledì 28 aprile 2010
corriere della sera: la lettera del giorno 20/03/2010
La lettera del giorno |Sabato 20 Marzo 2010 (Corriere della Sera)
I MESTIERI AL FEMMINILE E LA SCELTA DELLE DONNE
Anni fa il ministero delle Pari opportunità finanziò uno studio linguistico (che ebbe alla fine il brutto titolo di «Il sessismo nella lingua italiana»), opera di linguisti e studiosi accreditati, che dimostrava come l’italiano al pari del tedesco, dico io abbia la possibilità di creare le forme femminili per tutte le professioni tradizionalmente maschili e spiegava anche come farlo e quali forme siano da evitare perché ironiche o spregiative: le forme in «essa», per intenderci, a parte dottoressa e professoressa, ormai entrate nell’uso comune. Perciò: la presidente, l’avvocata (ricorda il Salve Regina), la soldata ecc. E anche la ministra, sissignori! L’uso delle forme maschili soprattutto per le cariche importanti mi sembra un tranello per le femministe che confondono la parità di diritti con l’uguaglianza: non siamo uguali, per fortuna! Tant’è vero che tutti dicono «il direttore dell’Unità Concita De Gregorio», ma «la direttrice dell’asilo Mariuccia Carla Rossi». Perché? Perché un direttore di giornale è importante e dunque maschile, mentre dirigere un asilo di poppanti è roba da donne, anzi da donnette?
Luciana Tomelleri
Cara Signora, quando Susanna Agnelli fu eletta al Senato, volle essere chiamata senatore, non senatrice. Quando divenne sottosegretario non volle essere chiamata sottosegretaria. E quando fu invitata a dirigere il ministero degli Affari Esteri nel governo Dini del 1995-1996, volle essere ministro, non ministra. Non ho mai assistito a una seduta del Consiglio comunale di Monte Argentario, ma sono sicuro che se qualcuno l’avesse chiamata sindaca o sindachessa, si sarebbe arrabbiata. La sua scelta mi sembrò giusta per due ragioni. In primo luogo perché i nomi dei mestieri e delle professioni sono diventati in molti casi sostanzialmente neutri. In secondo luogo perché certi adattamenti al femminile mi sono sempre sembrati terribilmente cacofonici. Ma vi è nella sua lettera una osservazione che mi è parsa particolarmente interessante. Mentre alcuni mestieri sono stati sempre definiti con un nome maschile, per altri è stato rapidamente coniato anche un nome femminile. Penso a maestra, professoressa, dottoressa, direttrice, ambasciatrice, presidentessa, studentessa, alunna, commessa, segretaria, cassiera, venditrice, cameriera, cuoca, operatrice, infermiera. Non è impossibile quindi creare per ogni mestiere o professione un nome di genere femminile. Ma questo avviene generalmente soprattutto quando la donna è chiamata a svolgere una funzione «femminile». Finché dirige asili, cura malati, serve a tavola, prepara piatti in cucina, insegna agli allievi di una scuola o sta seduta dietro un registratore di cassa, la donna ha diritto a un appellativo femminile. Finché il femminile definisce il suo statuto di moglie, niente vieta l’uso di ambasciatrice o presidentessa. Ma quando la professione ha tradizioni maschili, gli uomini preferiscono che la loro collega venga chiamata notaio, avvocato, amministratore delegato, prefetto, deputato, senatore. E qualche donna, come abbiamo visto nel caso di Susanna Agnelli, sta al gioco. Evidentemente questo non è giusto. Se la regola vale per alcuni mestieri deve valere anche per gli altri. Ma in ultima analisi, cara Signora, la scelta spetta alle donne, le quali, in questo momento, mi sembrano oscillare fra soluzioni diverse. Per quanto mi riguarda io sono pronto a usare la parola che maggiormente risponde ai loro gusti, anche quando offende il mio orecchio. ©
SERGIO ROMANO
sabato 3 aprile 2010
'Gonne' nei cartelli stradali di una cittadina Spagnola
siamo felicissime di pubblicare l'articolo che racconta questa vittoria.
tratto da: BBC News
'Gonne' nei cartelli stradali di una cittadina Spagnola
BBC News, Fuenlabrada - Lunedì, 4 Dicembre 2006
di Danny Wood
La cittadina di Fuenlabrada, vicina a Madrid, sta facendo nuovi passi avanti nella battaglia per raggiungere la parità tra uomini e donne.
Il consiglio locale sta cambiando la segnaletica stradale della città.
In metà dei segnali stradali in prossimità delle corsie pedonali, quelli che rappresentano una persona che attraversa le strisce, alla figura del pedone è stata aggiunta una gonna e dei capeli lunghi, per simboleggiare la figura di una donna.
Attraversare le strade di Fuenlabrada sarà adesso un'esperienza di parità fra i generi.
"Il fatto che l'immagine di donne appare in una cosa del genere, anche se solo in un cartello stradale, è importante perchè la parità sessuale ha molto a che fare col modo in cui trasmettiamo le informazioni," sostiene Rosalino Guijarro, la consigliera della città a capo di questo progetto.
Una generazione fa
Opinioni contrastanti
I tempi sono drammaticamente cambiati e i segnali stradali della città di Fuenlabrada sono un'altra indicazione di questo cambiamento sociale.
Nelle strade di Fenlabrada ci sono però pareri contrastanti.
Alcuni sostengono di non aver mai pensato che le figure nei cartelli stradali rappresentassero necessariamente dei maschi. Ad altri non piace invece l'idea di stereotipare le femmine rappresentandole mentre vestono una gonna.
Ma la maggior parte degli uomini e delle donne sono sorprendentemente positivi riguardo a questo cambiamento.
"Credo sia una cosa buona, e sicuramente aiuta la parità dei sessi," dice Maria Jose.
Dopo aver lanciato un'occhiata di consenso ad un cartello stradale con la figura di una donna, la diciottenne Sayla commenta: "Certo che è una buona idea! Ci sono troppi pantaloni in quei cartelli !"
Ma questa è
Approccio con cautela Domingo, uno spagnolo tarchiato con baffi cespugliosi e una camicia aperta che mette in mostra un petto villoso e una catena d'oro.
Si dichiara molto lieto di questi nuovi segnali stradali, e dice che tutto ciò viene fatto per migliorare la situazione fra uomini e donne.
"Ha tutto a che fare con il rispetto," sostiene l'uomo.
'Cambiamento profondo'
L'ampio consenso con cui i nuovi segnali stradali son stati accolti in una piccola città - anche da parte degli uomini macho- potrebbe essere un segnale di diverso tipo. E' forse
Come direttrice dell'Istituto Nazionale per le Donne, Rosa Peris ha la responsabilità di suggerire proposte di leggi e progetti per promuovere la parità sessuale.
"Abbiamo avuto due anni e mezzo di profondo cambiamento. Posso dire che non c'è mai stato un tempo durante la nostra moderna democrazia in cui è stato fatto così tanto per promuovere la parità sessuale."
Il Governo ha preparato un'ambiziosa legge per la parità sessuale che punta ad eliminare la discriminazione basata sul genere ad ogni livello della società Spagnola.
Per esempio, obbligando le grosse compagnie private ad iniziare programmi dedicati per aumentare il numero delle donne nel loro staff. E riservando il 40% dei posti in tutti i programmi pubblici di apprendistato alle donne.
C'è già una legge contro la violenza domestica che fa si che le donne che sono vittime di violenza da parte dei compagni maschi abbiano accesso ad un servizio dedicato d'aiuto, e un'assistenza specialistica ad ogni livello governativo.
"Nella battaglia per la parità, sfortunatamente le donne si son sentite molto sole e abbiamo bisogno degli uomini per raggiungere la parità sessuale," ha dichiarato Rosa Peris.
'Donne macho'
Parlando con i giovani uomini, si ha la sensazione che molti di loro siano forti sostenitori della parità sessuale e non si identificano con l'essere dei machi.
Ma Joaquin, un impiegato che lavora a Madrid, dice che non sono solo i maschi, ma anche le femmine, responsabili per l'esistenza di una cultura sciovinista.
"Un sacco di donne boss mettono in mostra un comportamento da 'uomo macho'. Credo che questo significa che il problema non è facile da risolvere. La vera parità sessuale è possibile solo educando i bambini su questi argomenti," dice l'uomo.
[ FONTE: BBC.co.uk ]
Doha - Qatar... è doveroso meditare...
E' difficile commentare questo cartello, vengono in mente un sacco di pensieri contrastanti, tu che ne pensi??
l'enciclopedia scritta da uomini e NON uomini (le donne!!)
Per il Sole 24 ore includere le donne tra gli uomini non è ancora sufficientemente discriminatorio, preferisce considerarci molto piu' semplicemente "NON UOMINI"... almeno in questo modo diventa palese il vero pensiero di chi scrive, senza false giustificazioni.
venerdì 12 marzo 2010
Cambiamo l'articolo 3 della Costituzione???
" Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso... (di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.)"
Il riconoscimento di un'uguaglianza formale tra donne e uomini è, però, di fatto disatteso nella stessa enunciazione dell'articolo.
L'utilizzo del termine "cittadini" in senso universale, come comprensivo di donne e uomini, è infatti discriminante.
Questo stesso utilizzo di "cittadini" è riscontrabile al comma 2 dell'Articolo 3 che definisce il principio dell'uguaglianza sostanziale e che pertanto dovrebbe garantire la rimozione degli ostacoli alla piena uguaglianza tra i sessi "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Abbiamo deciso di impegnarci a sensibilizzare e provare a coinvolgere donne, gruppi e associazioni che condividano l'obiettivo di revisione (la volontà di modificare) dell'articolo 3, attraverso l'inserimento dell'espressione "cittadine e cittadini" nei due commi, in sostituzione di "cittadini".
Siamo solo all'inizio della riflessione, sono benvenuti tutti gli interventi ed i suggerimenti!!
Evviva la Radio Svizzera Italiana!!
il 9 marzo La Radio della Svizzera Italiana ha organizzato un dibattito in diretta durante la loro trasmissione Modem sull'uso del femminile.
Tra le/gli ospiti c'erano Cecilia Robustelli, Natalia Aspesi e il vicedirettore del Corriere della Sera
che hanno condiviso in toto ciò che Cecilia Robustelli sosteneva (e che noi conosciamo bene).
Il direttore del Corriere della sera ha promesso una svolta linguistica...chissà se avverrà, ma possiamo fare in modo di ricordaglielo segnalando eventuali errori fatti dal suo giornle!
Clicca qui, puoi ascoltare tutta la trasmissione radiofonica.
Grazie Cecilia per il tuo lavoro e la segnazione!
http://podcast.rsi.ch/ReteUno/Modem/MODEM1930-09-03-2010.mp3
giovedì 11 marzo 2010
Cartelli non sessisti sulle piste ciclabili di Pisa?
Buonasera,
Abbiamo appreso dalla stampa che si intende allungare l’attuale percorso delle piste ciclabili di Pisa e questa ci sembra un'iniziativa di tutto rilievo e di fondamentale importanza per rendere la città piu' piacevole e vivibile.
Ma Vi chiediamo: piste ciclabili riservate ai soli uomini?
Le attuali piste ciclabili sono indicate da tre diversi tipi di cartelli blu tutti e tre raffiguranti un uomo ( inequivocabilmente un uomo ) con una bicicletta da uomo ( inequivocabilmente da uomo ) Anche per terra lungo il percorso è dipinta in giallo una bicicletta da uomo.
E’ prevista una multa per le donne che transitano sulle piste ciclabili degli uomini?
Il linguaggio, e il modo in cui lo usiamo, è il principale mezzo di espressione del pregiudizio e della discriminazione. Non soltanto riflette e tiene in vita ogni pratica e valore discriminatorio della nostra società, ma perpetua idee erronee e stereotipi. E questo è vero per il linguaggio scritto, quello parlato ma anche quello visivo.
Per questo vi chiediamo di porvi il problema di evitare il perpetuarsi di questa ennesima discriminazione sessuale.
Anche se a Pisa le donne fossero soltanto mille sarebbe comunque una discriminazione ma oltretutto a Pisa le donne sono la maggioranza della popolazione ( 46.000donne-41.000uomini).
Inoltre Pisa è già un'avanguardia tra i comuni Italiani in merito ad una riflessione su questo tema, infatti all'articolo 3 comma 12 lo statuto recita: "In tutti gli atti del comune si deve utilizzare un linguaggio non discriminante. In particolare sono espresse al femminile le denominazioni degli incarichi e delle funzioni amministrative del comune ricoperte da donne"
Perchè non cercare di realizzare questo proposito negli atti scritti ma anche per le strade della città, diventando un esempio di civiltà per tutti i comuni italiani?
Vi invitiamo a visitare il nostro blog per avere altre informazioni sul nostro gruppo e le nostre iniziative e vi anticipiamo che pubblicheremo la presente lettera sul blog e la invieremo a Pisanotizie sperando in un Vostro cortese e positivo riscontro.
domenica 7 marzo 2010
LA NUOVA TESSERA DEL CINEMA ARSENALE!!
ebbene... ce l'abbiamo fatta!!!
ringraziamo moltissimo il cinema per avere accolto la nostra richiesta E VI INVITIAMO A SEGNALARE SITUAZIONI DEL GENERE...
a volte basta solo fare notare la discriminazione!
ecco la tessera del 2009...
...E LA TESSERA 2010!!!
sabato 13/03/2010 centro donna Livorno
porteremo la nostra esperienza e la nostra... splendida mostra!!
partecipiamo numerose!!
sabato 13 febbraio 2010
sessismo e prosciutti: guardate!!! :-)
Guardate guardate guardate!!!
petizione per le candidate e i candidati alle prossime elezioni
"Cari candidati, care candidate
vi proponiamo di riflettere sugli slogan e il linguaggio che utilizzerete in campagna elettorale, oltre che sulle politiche che proporrete e vi impegnerete a realizzare.
Il linguaggio non comunica solo un contenuto ma rivela anche il modo di vedere la realtà, e crediamo che non desideriate fraintendimenti da parte di chi vi voterà.
Vi chiediamo quindi rinnovare il vostro modo di rivolgervi all'elettorato riferendovi esplicitamente anche alle donne e non solo agli uomini: cominciate a parlare a elettori ed elettrici, a scrivere a cittadini e cittadine, a invitare persone e non più solo uomini. Le donne non stanno più fuori della porta del seggio elettorale: anzi, partecipano sempre più alla vita pubblica e proprio per questo la loro presenza deve essere resa visibile anche attraverso il linguaggio.
La sfida che proponiamo è culturale, ma anche profondamente politica: è tempo di andare oltre un linguaggio allusivo e impreciso in cui l'"uomo" rappresenta sia il genere maschile sia tutta la specie umana, per arrivare ad un linguaggio di parole vere che indichino in modo non univoco le persone cui fanno riferimento.
Il nuovo comportamento linguistico che vi chiediamo di adottare può diventare una grande occasione per modificare, attraverso la consapevolezza individuale, l'attuale modello di società e sperimentare possibili soluzioni a beneficio di noi tutte e tutti. Con questa nota vogliamo aprire con voi un confronto franco, concreto ed efficace. Confidiamo che la vostra campagna elettorale possa coinvolgere e promuovere le tante intelligenze femminili attive da anni in diversi settori ed in grado di essere protagoniste di percorsi innovativi per costruire una città migliore ed una cittadinanza attiva".
Gruppo di studio Genere, lingua e politiche linguistiche
http://www.firmiamo.it/genereelinguaggioincampagnaelettorale
venerdì 12 febbraio 2010
Cosa ci insegnano a scuola?
Anomim* scrive:
Fogli e buste a parte a me sin dalle elementari mi hanno insegnato che parlando ad una platea, qualunque sia il numero delle donne presenti, se c'è anche un solo uomo si usa il maschile!!!!
Per "anonimo" dal gruppo:
Il fatto che a scuola insegnino una cosa per te è garanzia di verità assoluta?
Forse vale la pena riflettere su cosa la scuola ha insegnato nei vari secoli e su quanto essa sia uno strumento del governo che comanda in quel momento.
A parte alcun* insegnanti illuminat* che nel corso della storia hanno coraggiosamente sfidato le regole imposte... ancora oggi... ahinoi!! :-(
Le regole della lingua, come tante altre, sono state inventate e regolamentate da un sistema patriarcale ed androcentrico.
Alcune di queste sono già state scardinate dal movimento femminista, altre, come questa riguardante l'utilizzo del linguaggio non ancora... ma ci stiamo dando da fare!!
P.S. A scuola forse non ti hanno anche insegnato che non si dice "a me mi"?? ;-)
mercoledì 10 febbraio 2010
Venezia - "Donne, Lingue e politiche linguistiche"
Relazione dell’incontro operativo: “Donne, Lingua e Politiche Linguistiche”
Venezia, 28-29 gennaio 2010.
Nei giorni 28 e 29 gennaio, nell'ambito delle iniziative intraprese dal Comitato per le Pari Opportunità (C.P.O.) dell'Università Ca' Foscari di Venezia, si è svolto un incontro operativo intitolato “Donne, Lingua e Politiche Linguistiche”, per la creazione di un gruppo di studio permanente sull'uso della lingua italiana nella prospettiva di genere".
All'incontro hanno partecipato donne di provenienza e formazione diverse (insegnanti, accademiche appartenenti a vari ambiti di ricerca, tra cui linguiste e filosofe del linguaggio, bibliotecarie, personale della Pubblica Amministrazione, editrici, giornaliste, mediche, e studenti), ognuna delle quali ha portato la propria esperienza e ha formulato proposte per diffondere la conoscenza delle buone pratiche già in atto in molte realtà del territorio nazionale, per sensibilizzare i mezzi di comunicazione sulla necessità di rendere adeguatamente visibile la presenza delle donne in tutti gli ambiti della società italiana, per promuovere l'adozione ufficiale dell'uso del genere femminile per le cariche istituzionali e tutti i ruoli e professioni ricoperte da donne e per monitorare l'uso della lingua italiana nei diversi settori.
Il gruppo che si è costituito con il nome di “Genere, Lingua e politiche linguistiche” avrà un gruppo su face book con lo stesso nome all’indirizzo:
http://www.facebook.com/?ref=home#!/group.php?gid=3021b92090699
e un blog attualmente intitolato Linguaggio di genere
http://linguaggiodigenere.blogspot.com
Il gruppo opererà coordinandosi nel blog in quattro aree principali:
1. coordinamento cpo e istituzioni
Questo gruppo è pensato per supportare i cpo che vogliano operare una azione di pressione all’interno della propria istituzione, per creare reti di cpo a livello regionale come quello descritto dalle rappresentanti dei cpo della Toscana (qui le colleghe dovrebbero darci una mano a reperire la documentazione). Un primo passo all’interno delle amministrazioni è quello di monitorare il linguaggio delle circolari interne e dei formulari, puntando alla realizzazione della Direttiva ministeriale congiunta del Ministero della pubblica amministrazione e delle pari opportunità del 23-05-2007, relativa alle “Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche”. Al punto 3,VI,e della delibera si può leggere, infatti, che bisognerebbe “utilizzare in tutti i documenti di lavoro […] un linguaggio non discriminatorio come, ad esempio, usare il più possibile sostantivi o nomi collettivi che includano persone dei due generi” e nella nota 4 del suddetto punto si rinvia alle “Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana” di Alma Sabatini (1987).
Si veda il sito del ministero per le pari opportunità per il testo della direttiva, una presentazione delle finalità della direttiva, e sul monitoraggio degli ultimi due anni:
http://www.pariopportunita.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&id=868&Itemid=175
La divulgazione delle buone pratiche permetterebbe di andare a cascata utilizzando il lavoro di riscrittura di statuti, circolare e formulari già fatti da altre amministrazioni.
2. coordinamento scuola
Questo gruppo avrà all’ordine del giorno il monitoraggio dei libri di testo utilizzati dalla scuola, la creazione di attività di formazione e sensibilizzazione di insegnanti di tutti gli ordini di scuola, e come per tutti gli altri gruppi la divulgazione delle molte iniziative già attuate in questo campo. A questo gruppo può far capo anche un interesse su quanto è considerato educativo o formativo in commercio o generalmente in uso anche se non direttamente correlato alla scuola.
3. coordinamento media (radio-tele, giornali, web)
Questo gruppo si occuperà di monitorare l’uso del linguaggio della comunicazione di tutti i tipi, da quella più tradizionale dei media stampati, alla televisione e al più recente mezzo del web che sembra aver ereditato in massa l’uso più sessista nella categorizzazione e nell’indicizzazione dei motori di ricerca.
4. sportello di consulenza linguistica
Questo più che un gruppo si tratta di un’offerta di consulenza per chi non è sicura/o di quale sia il modo migliore per non far scomparire la presenza delle donne nel messaggio comunicativo. Questo sportello dovrebbe essere facilmente reperibile a chi vuole consultarci e forse per questo avremo bisogno di un sito che oltre al blog abbia altri strumenti. Nel blog questo gruppo può ridiscutere le priorità su cui bisogna fare maggiore pressione, in modo da entrare con alcune poche buone norme possibilmente di uso non ambiguo da consigliare a tutti i mezzi di comunicazione.
L’aspetto già molto sviluppato della soggettazione bibliotecaria potrebbe essere collegato al gruppo di coordinamento media (in quanto la catalogazione ha a che fare con l’editoria stampata e con la rete informatica) oppure avere un coordinamento autonomo. Questa decisione può essere presa dalle colleghe che lavorano nel settore che è emerso come il più avanzato nella consapevolezza del problema.
Come hanno testimoniato le studenti intervenute, è importante creare cultura di genere nel campo linguistico anche attraverso lavori di ricerca di vario livello (tesine, tesi triennali e tesi magistrali). Si possono indicare argomenti generali soprattutto nel monitoraggio. In questo senso si possono creare griglie di valutazione da far applicare alle tesiste, o quant’altro. Si possono fare progetti di ricerca tra università e anche e soprattutto da una università e le colleghe di altre realtà culturali.
La grammatica, l'ultimo baluardo del maschilismo
dal Venerdì di Repubblica 05 febbraio 2010
Sembra proprio che i solleciti arrivino da tutte le parti!
Di seguito la riflessione della nostra amica di pensiero Giuliana Giusti, pubblicate su "donne pensanti"
http://donnepensanti.ning.com/profiles/blogs/genere-lingua-italiana-e
genere, lingua italiana e sessismo
Sul Venerdì di Repubblica del 5 febbraio scorso, leggo con interesse a p. 15 La grammatica, ultimo baluardo del maschilismo in cui Piero Ottone fa notare un vizio nell’uso della lingua italiana che pare rendere il femminile
un genere difficile da usare in certi contesti per certi parlanti dell’italiano.
Ottone riferisce che un’autorevole rivista britannica annuncia con enfasi il
superamento negli Stati Uniti delle donne nei posti di lavoro altamente retribuiti,
e nota che anche se in Italia non si può dire lo stesso, tuttavia molte donne
ricoprono ruoli importanti (tra i vizi anche una virtù). Questi ruoli, ormai
non più solamente maschili, gli risultano indicibili se riferiti ad una donna
tanto che, ad esempio, per quelle che lui definisce “sindaci di genere
femminile” si chiede se si dica “la sindaco”, “la sindaca” o “la sindachessa”,
mentre pare che avrebbe chiamato Hilary Clinton “presidentessa” se avesse vinto
le elezioni. Ottone non dice ma immagino che abbia gli stessi dubbi amletici su
come chiamare H. Clinton nella sua carica attuale: “la segretario” o “la
segretaria” di stato americana? Oppure magari “la segretaressa”?
Menziona poi la passione per le moto che sembra essere più maschile che femminile, incitando le donne a sedere sul sedile anteriore e non posteriore. Invita infine le donne a reagire su un’altra questione linguistica, più
pervasiva nel quotidiano (maschile e femminile) di quanto non sia il
motociclismo, vale a dire il baluardo maschilista costituito dalla grammatica.
... per leggere tutto clicca qui
martedì 9 febbraio 2010
Edipo e la Sfinge di Lori
Facciamo nostra la versione dell'amica di pensiero Lori:
nella nostra versione della storia di Edipo e la Sfinge, il nostro caro eroe NON indovina la risposta!!!
Piccola nota sulla disegnatrice
Eleonora Chiti Lucchesi, detta Lori, è per metà letterata e per metà disegnatrice.
Come letterata ha insegnato all’università e al liceo, ha scritto numerosi testi critici e saggi giornalistici e fa parte della Società italiana delle letterate (SIL).
Come disegnatrice racconta storie a fumetti su Leggendaria, Leggere donna, Il paese delle donne.
Vive e lavora a Livorno e fa parte della associazione centro donna Evelina De Magistris (che prende il nome, appunto, dalla protagonista del suo libro a fumetti).
Tra i molti titoli:
a cura di (con altre)
domenica 31 gennaio 2010
Morte maschile singolare?
http://www.pisanotizie.it/index.php/news/lettori_20100105_391262702919.0253.html
Morte maschile singolare?
Risparmiare anche sul rispetto per chi muore?
Da un manifesto mortuario affisso in questi giorni in città (per esempio in zona Pratale) "E' mancato all'affetto dei suoi cari... Clara " tal del tali, e a scanso di equivoci conosciuta pure con il cognome da sposata. Ma che neppure nella morte ha diritto al suo essere donna! E' mancatO.... Vorrete mica sprecare soldi e attenzione a scrivere “mancata” nel caso di una donna! L'intestazione del manifesto è unica, immodificabile, maschile universale. Forse che il maschile non rappresenta pienamente e totalmente il genere umano? ... O no? MrM